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Trento, 25 ottobre 2008
Boato: «Protesta giusta Ma non è come il '68»
Marco Boato, presidente dei Verdi, fa un parallelo tra il '68 e la protesta di oggi
dal Corriere del Trentino di sabato 25 ottobre 2008
Una protesta fondata «perché il sistema formativo italiano rischia il declassamento, ma l'unica analogia che vedo con il '68 è la grande mobilitazione». Così Marco Boato, leader della contestazione sessantottina, commenta il fermento che sta dilagando nell'università. «La verà novità è l'alleanza tra studenti e docenti. Ma non ha senso prendersela con il rettore Bassi, serve dialogo». Boato critica, però, la richiesta del movimenti di dar vita, martedì prossimo, ad un cda assembleare: «Rischia di essere demagogico. Piuttosto Bassi incontri una delegazione di studenti».
Un'analoga richiesta arriva anche dal governatore Dellai: «Bassi e Cipolletta ricevano i giovani». Gli studenti, invece, hanno ricevuto il via libera per la notte bianca a Sociologia e criticano il ministro Meloni: «È ignorante». Intanto la Provincia ha confermato nel cda Cipolletta, gli imprenditori hanno scelto il presidente di Federcoop Schelfi e i sindacato Franco Ianeselli (Cgil).
Marco Boato invita studenti e rettore al dialogo. La protesta che sta animando le piazze italiane, secondo il segretario dei Verdi, non ha nulla a che vedere con il '68, di cui lui fu uno dei protagonisti. Ma è fondata, perché «il sistema formativo italiano rischia il declassamento». Boato analizza il fenomeno, proprio alla vigilia dell'incontro informativo da lui promosso «Chi ha paura di un nuovo '68? Scuola e università. Le ragioni di una protesta », che si terrà venerdì 31 ottobre al palazzo della Regione.
La manifestazione studentesca di questi giorni ha riportato alla memoria il '68. Ci sono affinità o è pura suggestione?
«Non ci sono analogie, salvo la grande mobilitazione contemporanea; il contesto ideologico, storico e socioeconomico è del tutto diverso».
Cosa ne pensa di questa grande manifestazione di piazza?
«È positivo che ci sia un dialogo fra studenti e corpo docente ed è una novità assoluta. Non c'è nessuna ideologia estremista fra gli studenti: non si parla di rivoluzione, ma di diritto allo studio e di diritto al futuro. Finora è prevalso il metodo della non violenza e c'è da augurarsi che rimanga un discrimine insuperabile. Certo che la minaccia di Berlusconi sull'uso della polizia avrebbe potuto provocare un'inutile e pericolosa radicalizzazione. È un bene che Berlusconi se la sia rimangiata dopo 24 ore e proprio da Pechino, dove è ancora vivo il ricordo della repressione violenta contro i ragazzi di piazza Tienanmen».
Il rettore Davide Bassi, di fronte ai minacciati tagli, è passato al contrattacco con Aquis, che punta a «salvare» gli atenei efficienti, fra cui Trento. Ma gli studenti lo hanno attaccato.
«Capisco gli studenti, è comprensibile che abbiano un rapporto critico con il rettore. Però è un errore attaccare Bassi e la partecipazione ad Aquis: è un'iniziativa apprezzabile ed uno strumento utile per difendere le migliori università, sottraendole al ricatto di chi ha sperperato risorse umane e fondi. Ma Bassi deve confrontarsi con tutti. È auspicabile un confronto più stretto fra autorità accademiche e studenti anche se non ha senso tramutare un cda in un'assemblea pubblica: nel 1968 fui il primo studente italiano a far parte di un cda e facevo da tramite con le richieste degli studenti che spesso venivano accolte».
Gli studenti chiedono un'assemblea d'ateneo.
«Credo rischierebbe di essere la fiera della demagogia. Piuttosto Bassi dovrebbe incontrare una rappresentanza degli studenti, del personale tecnico amministrativo e dei docenti e precari di madrelingua».
Alla luce della specificità locale, la protesta degli studenti trentini è fondata o riflette l'eco delle manifestazioni nazionali?
«La protesta è fondata e motivata, sia quella degli studenti che quella dei docenti. Fanno benissimo a protestare, anche se c'è qualche ingenuità che è normale a 20 anni e anche se farebbero bene a tener conto delle peculiarità, positive, dell'università di Trento».
Il rettore sostiene che gli universitari facciano confusione con le problematiche della scuola. Cosa ne pensa?
«Se gli universitari protestano contro il decreto Gelmini, dimostrandosi solidali con il mondo della scuola, non credo sia un male. Così come molto importanti sono le lezioni all'aperto per istituire un dialogo con la città; anche se non devono essere un'esperienza continuativa».
I tagli all'università previsti dal ministro Gelmini sono stati stigmatizzati da alcuni presidi dell'ateneo trentino, che hanno lamentato la subalternità del ministro dell'istruzione rispetto a Tremonti. Condivide?
«Non c'è una politica per la scuola e per l'università, c'è solo una controriforma basata su tagli indiscriminati di risorse e di personale dettata dal ministro Tremonti e malamente interpretata dal ministro Gelmini, che non sta dimostrando alcuna autonomia né politica né culturale né istituzionale. Fa bene Dellai a valorizzare l'autonomia trentina e a neutralizzare per il Trentino gli aspetti deteriori del decreto Gelmini. Berlusconi ha sottovalutato l'impatto di tutto questo sul mondo della scuola e dell'università, che coinvolge decine di milioni di persone. È in gioco la qualità del nostro sistema formativo, che rischia un declassamento. È in gioco il futuro del nostro sistema paese».
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MARCO BOATO
BIOGRAFIA
Università:
Il leader della contestazione sessantottina: «L'unica analogia è la grande mobilitazione»
L'ex deputato: «L'alleanza tra giovani e docenti è il vero elemento di novità. Non ha senso però prendersela con il rettore» |
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